06.04.2007, 07:42
MESSERE
Graza e merzé vi chero e a voi mi rendo,
donna, ch'io per neiente non son degno;
l'amoroso consiglio vostro prendo,
sperando venire nel vostro regno.
E s'io aggio fallato, al vostro amendo
son, di voi, donna, mio core e sostegno;
e s'io lamento e doglio e non atendo,
ormai di più doler muto divegno.
La vostra doglia sia la doglia mia,
e la mia doglia metto 'n ubrianza;
più pene sofero ch'io non sofria:
ma non, mia donna, che paia sembianza.
Gentile ed amorosa più che sia,
a voi rendo merzé d'esta inoranza.
Graza e merzé vi chero e a voi mi rendo,
donna, ch'io per neiente non son degno;
l'amoroso consiglio vostro prendo,
sperando venire nel vostro regno.
E s'io aggio fallato, al vostro amendo
son, di voi, donna, mio core e sostegno;
e s'io lamento e doglio e non atendo,
ormai di più doler muto divegno.
La vostra doglia sia la doglia mia,
e la mia doglia metto 'n ubrianza;
più pene sofero ch'io non sofria:
ma non, mia donna, che paia sembianza.
Gentile ed amorosa più che sia,
a voi rendo merzé d'esta inoranza.